CANTI GREGORIANI
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Wikipedia)
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Il canto gregoriano
è un genere musicale vocale, monodico e liturgico, proprio della
Chiesa cattolica romana. Viene elaborato nel medioevo a partire
dal VIII secolo dall'incontro del canto romano antico con il
canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. È
cantato ancora oggi, non solo in ambito liturgico, e
riconosciuto dalla Chiesa come "canto proprio della liturgia
romana"
Caratteristiche
Il canto gregoriano è un canto liturgico, solitamente
interpretato da un coro o da un solista chiamato cantore (cantor)
o spesso dallo stesso celebrante con la partecipazione di tutta
l'assemblea liturgica. È finalizzato a sostenere il testo
liturgico in latino. Deve essere cantato a cappella, cioè senza
accompagnamento strumentale, poiché ogni armonizzazione, anche
se discreta, altera la struttura di questa musica. In effetti,
si tratta di un canto monodico, è una musica cioè che esclude la
simultaneità sonora: ogni voce che lo esegue canta all'unisono.
Dal punto di vista del sistema melodico, il canto gregoriano è
di tipo modale e diatonico. I cromatismi vi sono generalmente
esclusi, così come le modulazioni e l'utilizzo della sensibile.
Le diverse scale impiegate con i loro gradi ed i loro modi, sono
chiamati modi ecclesiastici o scale modali o modi antichi, in
opposizione alle scale utilizzate in seguito nella musica
classica tonale. Non è cadenzato, ma è assolutamente ritmico. Il
suo ritmo è molto vario, contrariamente alla cadenza regolare
della musica moderna. Il ritmo, che nel canto gregoriano riveste
un ruolo complesso, oltrepassa le parole e la musica,
sorpassando le due logiche. Nei passaggi salmodici o sillabici,
il ritmo proviene principalmente dalle parole. Nei passaggi
neumatici o melismatici, è la melodia che diventa preponderante.
Queste due componenti sono costantemente presenti. È una musica
recitativa che predilige il testo in prosa, che prende origine
dal testo sacro e che favorisce la meditazione e
l'interiorizzazione (ruminatio) delle parole cantate. Il canto
gregoriano non è un elemento ornamentale o spettacolare che si
aggiunge alla preghiera di una comunità orante, ma è parte
integrante ed efficace della stessa lode ordinato al servizio ed
alla comprensione della parola di Dio. È questo il significato
più profondo ed intimo di questo genere musicale.
Origini del nome
Il nome deriva dal papa benedettino Gregorio Magno I.
Secondo la tradizione, egli raccolse ed ordinò i canti sacri in
un volume detto Antifonario, la cui copia originale andò persa
durante le invasioni barbariche. Secondo una variante
tradizionale di tale versione, egli dettò il codice ad un
monaco, mentre era nascosto dietro un velo: il monaco,
accorgendosi che Gregorio faceva lunghe pause nel corso della
dettatura, sollevò il velo e vide una colomba (lo Spirito Santo)
che sussurrava all'orecchio del papa. Il Codice Gregoriano
sarebbe quindi di derivazione divina. Più di recente, si è
venuto a dubitare non solo dell'origine miracolosa
dell'Antifonario, ma della stessa derivazione da Gregorio. Dalla
carenza di testimonianze autografe dell'interesse di Gregorio
per quello che riguarda l'impianto dell'uso della musica nel
rito della messa, tranne una lettera generica in cui si parla
del rito britannico, sono derivate altre ipotesi. Fra queste, vi
è quella secondo cui l'Antifonario (e la storia della sua
origine) sarebbero entrambi di origine carolingia (quindi
databili quasi due secoli dopo la morte di Gregorio) e farebbero
parte dello sforzo di unificazione del nascente Sacro Romano
Impero: esistono infatti documenti che attestano i tentativi
degli imperatori carolingi di unificare i riti franco e romano.
Secondo questa ipotesi, attribuire la riforma ad un miracolo che
coinvolgeva un papa di grande fama come Gregorio sarebbe servito
quale espediente per garantirne l'accettazione universale e
incondizionata.
Cenni storici
A Gregorio Magno fu attribuita dal suo biografo Giovanni
Diacono (scomparso nell'anno 880) la prima compilazione di canti
per la Messa: "Antiphonarium centonem compilavit", cioè raccolse
da più parti ed ordinò un Antifonario (libro di canti per la
Messa). Prima ancora di comprendere come avvenne tale opera di
revisione e collazione e quale ruolo effettivo vi ebbe Gregorio,
occorre indagare sul materiale preesistente. Tuttavia, se è
opinione generale che esistesse all'epoca un insieme di canti
per la liturgia, nulla di preciso si conosce al riguardo per
quanto attiene agli autori e alle epoche di composizione. Si
tenga presente che fino al 700 non vi fu scrittura musicale ma
sui testi si apposero dei convenzionali segni mnemonici per
aiutare il cantore. Si ipotizza che nei tre secoli anteriori a
Gregorio fosse diffusa la figura dell'autore - cantore, che
ricorda il rapsodo dei tempi omerici: il canto veniva tramandato
ed eseguito con l'aggiunta di varianti o con vere e proprie
improvvisazioni. L'ambiente presso il quale si formavano questi
ignoti "artisti" è rappresentato dalla Schola cantorum, palestra
dove la Chiesa ha preparato i propri cantori fin dai primi tempi
(all'epoca di papa Damaso, morto nel 384, c'era già una distinta
schiera di diaconi esclusivamente dedicata a questo scopo). In
modo simile a quanto avveniva nelle scuole d'arte medievali, si
può parlare di un continuo lavoro collettivo, in cui si
miscelavano qualità individuali e tradizione, stile personale e
caratteristiche comuni al gruppo. La vocazione religiosa che era
al fondo di tale attività spiega inoltre perché l'individuo
scomparisse nel rendere un servizio alla comunità e a Dio, tanto
che l'arte attraverso la spiritualità si trasformava in
preghiera: il nome di questi musicisti non è giunto a noi perché
essi non pensavano di lavorare per la propria fama ma per la
gloria di Dio. Pertanto, rimane un solo nome, quello di papa
Gregorio, a designare questi canti, che egli per primo ha fatto
raccogliere e conservare, ma non sono suoi, così come non lo
saranno quelli che verranno dopo di lui ma che, ugualmente, si
chiameranno gregoriani.
Il ruolo di Gregorio Come avviene generalmente per ogni
periodo della storia della Chiesa, il nome di un Pontefice
riassume e contrassegna il lavoro di un'intera generazione. Ciò
vale anche - e forse ancor di più - per il periodo gregoriano,
nel quale si riassume anche l'opera precedente e si dà il nome a
quanto avverrà anche nei tempi successivi. Il ruolo di Gregorio
nei confronti del canto liturgico è testimoniato dal diacono
Giovanni (870) nella sua Vita di San Gregorio, scritta su
incarico di Gregorio VIII avvalendosi dei documenti
dell'archivio pontificio. La compilazione di un libro di canti
per la Messa (Antifonario), di cui a noi non è pervenuto
l'originale, è stata redatta insieme ai maestri del tempo, ma -
secondo il biografo - con un intervento diretto e competente
dello stesso Gregorio, che ci viene presentato come esperto in
materia, maestro di canto ed istruttore dei "pueri cantores".
Del resto, si deve a lui la restaurazione della "Schola cantorum"
nella quale diede prova del suo mecenatismo: anche in questo
caso, non fu lui a fondarla ma la fornì dei mezzi necessari ad
uno sviluppo sicuro. Il ruolo di Gregorio nell'ambito del canto
liturgico fu consacrato da Leone IV (847 - 855) che per la prima
volta usò l'espressione "carmen gregorianum" e che minacciò di
scomunica chi mettesse in dubbio la tradizione gregoriana.
La rinascita ottocentesca Il secolo del Romanticismo e
dell'affermarsi del senso della storia, il secolo dei grandi
ritorni dello spirito alle lontananze del passato, che nel campo
della musica compì fra l'altro la "scoperta" moderna di
Palestrina e di Bach, si volse, negli ultimi decenni, anche al
recupero del patrimonio d'arte e di fede rappresentato dai canti
della Chiesa dei primi secoli, canti anonimi, opera della voce
collettiva di tutta una civiltà. L'operazione non era semplice:
si trattava di una voce che solo la conoscenza dei simboli che
la esprimono graficamente, secondo un "cifrario" di cui si era
persa la chiave, poteva far rivivere nella sua realtà sonora.
Infatti, il canto gregoriano era sì rimasto in vigore nei
secoli, ma con una tradizione contaminata che si era sempre più
allontanata dall'originale: un vero "falso" era stato lo stesso
tentativo di riordinamento fatto nel 1614 con la cosiddetta
edizione "medicea", erroneamente attribuita a Palestrina, nata
in un contesto (il barocco) lontanissimo dal gregoriano. L'opera
di restaurazione fu iniziata da Prosper Guéranger monaco
dell'Abbazia di Solesmes. Sulla base di rigorose verifiche
filologiche venne creato il laboratorio di paleographie musicale
per la decifrazione degli antichi codici. La restaurazione
gregoriana portò alla pubblicazione del Graduale romanum del
1908 e del Liber Usualis del 1903 fino al Graduale Triplex del
1979 ed alle ultime raccolte.
Il canto gregoriano oggi Il Concilio Vaticano II, riunì
nel sesto capitolo della Costituzione Sacrosanctum Concilium del
4 dicembre 1963 le considerazioni e le disposizioni relative
alla musica sacra e al suo rapporto con la liturgia. Le
indicazioni generali dei paragrafi 114 e 115 (Si conservi e si
incrementi con grande cura il patrimonio della Musica sacra...
Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei
seminari... ai musicisti e ai cantori, e in primo luogo ai
fanciulli, si dia anche una vera formazione liturgica) sono
suggellate dal paragrafo 116, intitolato specificamente Canto
gregoriano e polifonico. Il paragrafo recita alla lettera "a)":
La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della
liturgia romana: perciò nelle azioni liturgiche, a parità di
condizioni, gli si riservi il posto principale. Il paragrafo 117
invece auspica l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano
[e una] edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma
di S. Pio X. [Infine] un'edizione che contenga melodie più
semplici, ad uso delle chiese minori A fronte di indicazioni che
lasciavano poco spazio ad interpretazioni fuorvianti la
necessità di favorire la diffusione di musica sacra in lingue
locali mise rapidamente in secondo piano la cura di un
repertorio che, ritenuto tradizionalmente solido, finì invece
per scomparire quasi completamente dalla scena liturgica. Ne
1974 fu pubblicata l'auspicata nuova edizione del Graduale
Romanum curata dai monaci dell'Abbazia di Solesmes. Nel 1975 fu
fondata a Roma l'Associazione Internazionale Studi di Canto
Gregoriano su iniziativa di Luigi Agustoni, con l'intento di
proporre un testo critico del Graduale alla luce di uno studio
approfondito dei più antichi testimoni della tradizione
testuale: il tentativo estremo di coniugare rigore filologico (thesaurum
gregorianum autenticum integre conservare) e nuovi intendimenti
pratici (Rubricae autem ampliorem facultatem praebent hauriendi
e Communibus noviter dispositis, ita ut necessitatibus quoque
pastoralibus largius satisfiat): come risultato nel 1979 venne
pubblicata l'edizione tipica del Graduale Triplex,
rappresentazione musicale in notazione quadrata del Graduale
Romanum con l'aggiunta della notazione sangallese e della
notazione metense, alla luce dello studio condotto dai monaci di
Solesmes sui codici di Laon, San Gallo, Einsiedeln e Bamberg.
Armonia Il canto gregoriano segue, come le altre
espressioni musicali, precise regole di armonia per comporre le
sue melodie. |